1. Sessione Introduttiva
> Carlo Magnani, Rettore Università Iuav di Venezia
L’intervento propone alcuni interrogativi: prima di tutto la necessità/possibilità di ridefinire il concetto di cittadinanza a partire dalla consapevolezza che abitare il territorio nelle nostre città è oggi cambiato. Allo stesso modo sono cambiati i concetti di residenza e il tipo di società locale all’interno di cui viviamo. La sfida è quella di ridefinire i sistemi di governo e di potere locale e di rivedere cosa significhi possedere diritti all’interno della città, che non può più essere definita secondo categorie “convenzionali”.
> Rita Zanutel, Provincia di Venezia – I cambiamenti nella migrazione internazionale nell’area metropolitana di Venezia
L’intervento espone i risultati della ricerca pubblicata nel libro “Immigrati in-stabili, Vivere stranieri in Provincia di Venezia, cercando di focalizzare l’attenzione su come i movimenti migratori e i processi di stabilizzazione dentro la Provincia si stiano continuamente modificando nel corso degli anni. La comprensione del fenomeno, la sua quantificazione e qualificazione, viene considerata come un passaggio essenziale perché un attore locale, come una Provincia, possa agire per garantire i diritti di cittadinanza a chi abita il territorio locale.
> Sandro Simionato, Comune di Venezia – Il contributo dei migranti alla vita della città di Venezia
L’inclusione dei cittadini migranti nella città che abitano necessità della dimensione politica, della promozione della partecipazione alla vita politica della città. Per questo motivo, l’assenza del diritto di voto per i cittadini stranieri risulta essere un freno ad una reale inclusione urbana e sociale. Le politiche della città di Venezia per l’inclusione dei migranti si sono caratterizzate per la promozione della pari opportunità nell’accesso ai servizi, nell’empowerment al fine di evitare separatezza fra le varie comunità nazionali e nella facilitazione all’accesso ai servizi, attraverso percorsi di formazione al lavoro e di mediazione linguistica e culturale.
> Nicolò Russo Perez, Compagnia di San Paolo – La Compagnia di San Paolo e la ricerca sociale
L’intervento descrive il ruolo della Compagnia di San Paolo come attore per lo sviluppo di politiche di lungo periodo nell’ambito dell’inclusione sociale e spaziale dei migranti internazionali. La Compagnia di San Paolo è un sostenitore della Cattedra Unesco SSIIM, come di molti altri progetti di ricerca, in quanto considera la Cattedra un soggetto privato che ha finalità pubbliche, come quella di awereness raising nell’ambito dei diritti dei migranti internazionali che vivono la città e quella di contribuire alla definizione di buone pratiche per la ideazione e gestione di politiche territoriali.
> Brigitte Colin, Unesco – Il Diritto alla città: un diritto per tutti
L’intervento, dopo aver ricordato i framework di riferimento dell’Unesco, ribadisce l’importanza della cooperazione fra attori diversi che promuovono i diritti in generale e, in questo caso specifico, i diritti dei migranti. Il diritto alla città non si concretizza tramite il possesso di uno stato legale, non è quindi uno status giuridico: è la possibilità di fruire di diritti di cittadinanza, di vedere realizzata la propria domanda di città. L’Unesco cerca di favorire il dialogo ed il confronto fra ricerca e decision making per capire quali sono le modalità, sia a livello di pratiche che di politiche che ostacolano o favoriscono il raggiungimento del diritto alla città per i migranti internazionali. Essenziale quindi la produzione di conoscenza per la gestione delle sfide che oggi le migrazioni pongono alla città.
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> Marcello Balbo, Responsabile Cattedra Unesco SSIIM – Politiche di immigrazione Vs politiche migratorie: risposte locali ad un processo globale
L’intervento porta a riflettere su alcuni concetti rilevanti per l’analisi delle migrazioni internazionali verso la città: prima di tutto sul termine inclusione urbana, sui suoi significati e sul rapporto dialettico, spesso conflittuale, fra le politiche che cercano di governare l’inserimento dei migranti nell’ambiente urbano (politiche per gli immigrati) e quelle di immigrazione, che regolano i flussi di entrata nel nostro Paese. La distanza fra questi due tipi di politiche è resa palese, visibile, dall’analisi delle politiche e pratiche locali in materia di immigrazione: è a partire da questa analisi che è possibile dare contenuto ai concetti di inclusione sociale e spaziale dei migranti internazionali nella città.
>> Tavola Rotonda “Le questioni” con: Walter Schmid, The Hague Process on Refugees and Migration, Binod Khadria, Jawaharlal Nehru University, New Delhi, Peter Schatzer, IOM
La tavola rotonda fa emergere alcune rilevanti questioni: una fra tutte la dicotomia fra le politiche di governo delle migrazioni e le pratiche che, nei diversi contesti, vengono messe in atto dai soggetti migranti. All’interno delle città appare difficile che si possa lavorare per l’inclusione solamente sul piano giuridico perché la residenza nello spazio urbano dimostra come l’accesso ad alcuni servizi, come la casa o lo spazio pubblico, possa non dipendere in maniera univoca rispetto allo status legale del migrante. L’osservazione delle pratiche messe in atto nei diversi contesti urbani e l’uso della comparazione vengono posti come necessari per la produzione di conoscenza utile ad una migliore comprensione del fenomeno migratorio.
2. Sessione Accesso alla Casa
> Diane Massaer, Copresidente Associazione Anolf
L’intervento tratta dei problemi di accesso alla casa per la vita dei cittadini migranti all’interno della città. Le modalità di accedere alla casa sono sottoposte a norme restrittive da parte del Testo Unico sull’Immigrazione, che regola l’inserimento dei migranti nel nostro Paese. Queste norme e le modalità di applicazione sembrano incidere fortemente sul processo di “integrazione”: considerando ad esempio le lungaggini burocratiche per il rinnovo del permesso di soggiorno, che spesso arrivano fino alla sua scadenza (l’esempio citato è di due anni per ottenere il rinnovo), esse incidono negativamente sulla possibilità di avere una casa. Oltre a questo, anche sulla possibilità di avere prestiti (mutui per la casa). Considerando ad esempio la legge regionale sui contributi agli affitti, un immigrato può accedere a tali contributi se è residente in Regione da 5 anni o in Italia da 10. Questo periodo è molto lungo, se si pensa inoltre che spesso intoppi burocratici rendono impossibile avere una residenza continuativa sul territorio italiano.
> Haris Gazdar, Collective for Social Science Research, Karachi – I significati della sicurezza urbana: l’esperienza di Karachi
La cittadinanza, strettamente collegata con il concetto di sicurezza, deve essere considerata come un concetto mutidimensionale: essere cittadino ha significati diversi a seconda del contesto di analisi, ma può avere delle differenze marcate anche all’interno della stessa società a seconda della parte sociale in oggetto. Esistono diversi approcci attraverso cui guardare al concetto di sicurezza, che sono quello legale, amministrativo, economico e sociale. A Karachi ognuna di queste dimensioni serve per definire cosa significhi sicurezza per un immigrato internazionale in città.
> Jean-Yves Barcelò, UN-HABITAT – Il “Settlement and Integration Programme” in Serbia
La questione dell’inclusione urbana è particolarmente interessante quando si tratta il tema dei rifugiati, popolazione che si trova ad abitare la città molto spesso in condizioni di assoluta illegalità dopo il rifiuto dello status di rifugiato oppure dopo aver lasciato i campi per rifugiati, preferendo la vita illegale ma urbana. Vi sono tre livelli di discussione: uno riguarda la collocazione dei rifugiati nei campi, uno l’integrazione temporanea dei rifugiati nelle aree urbane e, l’ultimo, i programmi di reinserimento in città post conflitto.Slides Barcelò
3. Sessione accesso ai servizi
> Bouchaib Khaline, Vice presidente della comunità marocchina in Italia
L’intervento ha come tema principale quello dell’accesso ai servizi nella città per i cittadini migranti. L’immigrazione in Italia viene chiaramente gestita secondo un approccio che viene definito “poliziesco” considerando che è il Ministero dell’Interno ad avere tale prerogativa. Ci sono tre punti che devono essere tenuti in considerazione per l’analisi dell’attuale situazione dei migranti nel territorio: che l’economia italiana richiede alcuni tipologie di migranti e che quelli irregolari sono “necessari” in un’economia che si basa sul sommerso. In secondo luogo che i governi locali si trovano a gestire le migrazioni spesso in contraddizione con le politiche nazionali. Infine che nel corso degli anni il quadro delle politiche migratorie si è modificato ed anche le politiche dovrebbero interrogarsi sulla loro adeguatezza.
> Gianfranco Bonesso, Servizio immigrazione, Comune di Venezia – Migranti in città: l’accesso ai diritti/doveri di cittadinanza e ai servizi per tutti i cittadini
L’analisi enumera alcuni punti che vengono definiti “cancelli burocratici” al reale accesso ai servizi per la popolazione immigrata. Lo stato sembra gestire l’anagrafe dei diritti all’interno della legge di immigrazione odierna. Definisce infatti quanti anni sono necessari perché una persona immigrata possa avere diritti e goderne a pieno. Si pensi ad esempio ai diversi requisiti che sono necessari per accedere ai contributi economici per l’affitto o ancora alla proposta attuale di voler inserire il permesso di soggiorno a punti che imporrebbe agli immigrati di tenere una condotta a norma per non perdere il diritto di risiedere in territorio italiano.
4. Sessione Accesso alla Sicurezza
> Emmanuel Uche, Facilitatore culturale, Comune di Padova
L’intervento descrive l’esperienza di facilitatore culturale nei quartieri periferici della città di Padova, abitati principalmente da immigrati. Il facilitatore culturale, all’interno del progetto dell’amministrazione, svolge un ruolo di mediazione fra la popolazione immigrata che abita i quartieri e le forze di polizia che vengono spesso chiamate per controllare alcuni comportamenti definiti devianti. La figura del facilitatore dovrebbe mediare fra i diversi usi del territorio e dello spazio pubblico della popolazione immigrata e autoctona. E allo stesso modo fungere da mediatore fra la popolazione immigrata e le forze di polizia che si trovano spesso a pattugliare zone della città in cui abitano gli immigrati.
> Patrick Taran, ILO – Diritti, sicurezza e appartenenza: quale accesso alla città per i migranti
La relazione pone come centrale la questione del lavoro, come modello interpretativo per comprendere i fattori di spinta delle migrazioni odierne. La migrazione è una conseguenza dei profondi cambiamenti del mercato del lavoro e della trasformazione industriale. La migrazione è un movimento che si sta sviluppando da Nord a Nord, da Sud a Sud e da Sud a Nord. La migrazione è un fenomeno che impone di ridefinire le società in cui viviamo e il rapporto fra capitale e lavoro. Il fenomeno dell’immigrazione irregolare deve essere collegato al mercato del lavoro, che all’interno dei diversi Paesi di destinazione richiede forza lavoro a basso costo e ricattabile. Le città hanno una forte responsabilità all’interno di questa congiuntura storica, dato che la grande maggioranza delle migrazione è urbana: essa deve lavorare seguendo il “right based approach” definendo politiche per i migranti che garantiscano equo accesso alla città e ai suoi servizi.
> Amadeu Recasens, Università di Barcellona, Cesdip/Paris – Spazio urbano, immigrazione e conflitti: la minaccia come strumento di governo
La migrazione determina spesso un conflitto nell’uso dello spazio pubblico cittadino. L’uso dello spazio e i significati che gli vengono attribuiti diventano complessi. L’immigrazione determina un uso intensivo dello spazio pubblico che si scontra nella maggior parte dei casi con l’uso che ne fa la popolazione nativa. Troppo spesso le politiche per gli immigrati utilizzano risposte repressive per il controllo sociale della popolazione immigrata e dei suoi usi del territorio. Questo accade a diversi livelli di policy, fino ad arrivare a quello strettamente locale, il governo della città.
5. Accesso allo Spazio Pubblico
> Abdoulaye Pap Khouma, Direttore di Assaman
La relazione inizia con la descrizione della personale esperienza di immigrazione nella città di Milano, e della modificazione dell’uso dello spazio pubblico nel momento in cui l’individuo soggiorna illegalmente o legalmente nel territorio. Lo stare nascosti durante il periodo di illegalità è una prassi consolidata, la ricerca di abitazione in zone protette, la ricerca di reti sociali per la propria protezione, anche economica. Queste prassi si modificano nel momento in cui il migrante risiede legalmente nel territorio e soprattutto quando decide di creare in Italia una propria famiglia: gli usi dello spazio pubblico si differenziano, dato che cambia la richiesta di spazio pubblico. Si cercano spazi per professare la propria religione, per incontrarsi con gli amici, per iscrivere i propri figli a scuola. Oggi la tendenza sembra quella di non voler negoziare l’uso dello spazio pubblico e le politiche per regolarne l’uso sembrano tendere verso la segregazione e non l’inclusione. Ciò dipende naturalmente dal contesto locale che analizziamo, data la forte differenza fra le città italiane. Tuttavia anche a livello locale il discorso politico sembra non voler rinegoziare gli usi dello spazio pubblico, quando questo viene utilizzato da persone che ne fanno un uso differente. Tale rinegoziazione deve invece essere alla base della discussione politica ed essere alla base della ridefinizione delle politiche perché la città venga utilizzata da persone diverse, ma senza che lo spazio diventi segregato per appartenenza sociale o culturale.
> Ahmet Içduygu, Direttore Migration Research Program, Koç University – Immigrati e uso dello spazio pubblico: il dilemma degli irregolari
Il contributo descrive la realtà urbana di Istanbul ed in particolare riguarda il tema dell’uso dello spazio pubblico per i migranti irregolari che vivono in città. Attraverso l’analisi di alcune interviste il contributo analizza come i migranti che vivono irregolarmente la città considerano lo spazio pubblico e il suo utilizzo. Infine l’intervento analizza la condizione delle “Migrant Policies” a Istanbul focalizzando l’attenzione appunto sulle difficoltà (impossibilità) di accedere ad uno statuto di cittadinanza per gli immigrati.
> Ilda Curti, Assessore alle Politiche per l’integrazione, Comune di Torino – La città tra integrazione, nuove cittadinanze e nuove funzionalità: dalle buone pratiche alle buone politiche
Il problema dell’accesso allo spazio pubblico è negli ultimi anni diventato un problema comune alla popolazione giovane e migrante all’interno del Comune di Torino. Sono queste di conseguenza le categorie sociali che irrompono nello spazio pubblico cittadino, che sono più visibili di altre. Il Comune ha predisposto alcune pratiche per ovviare alla lacuna di spazio pubblico disponibile per alcune categorie di cittadini. Maggiori dettagli sono disponibili all’interno della presentazione scaricabile di seguito.
>> Tavola Rotonda: linee di ricerca, con Marcello Balbo, responsabile Cattedra Unesco SSIIM, Iuav; Andrea Stocchiero, CeSPI, Roma; Tiziana Caponio, Università di Torino, Fieri; Tonatiuh Guillen Lopez, El Colegio de la Frontera Norte
La presenza dei migranti sul territorio è prima di tutto un modo per analizzare e comprendere la società contemporanea. La città diventa un osservatorio di dinamiche sociali e di lungo periodo anche all’interno di Paesi eterogenei. Le migrazioni pongono inoltre la questione della relazione fra politiche nazionali per il governo dei movimenti di popolazione e le pratiche locali che si sviluppano nel quotidiano. Modelli consolidati entrano in crisi e parallelamente altri modi di agire si consolidano.
Quali sono allora gli approcci di ricerca per un contesto così variegato? Lavorare sui termini inclusione ed esclusione in ambito urbano appare utile al fine di fotografare l’accesso alla città per le popolazioni immigrate. In questo modo viene problematizzata anche la questione della cittadinanza. Ancora, il livello nazionale e locale devono essere messi a confronto, fatti dialogare, nel processo di definizione di politiche per l’inclusione. La costruzione dello spazio, pubblico e privato, ed il suo uso sembrano temi di rilievo per possibili linee di analisi e ricerca.